È fuor dubbio che il San Carlone sia l’irrestibile sirena di quanti forestieri passano per Arona. Perché? Anzitutto per le sue gigantesche proporzioni. Se non che chi guardi dal lontano cancello d’entrata ha ragione di maturare qualche dubbio. Come credere alle serietà delle cifre preventivamente studiate, le quali assegnano ventitré metri all’altezza della sola statua e sei metri e mezzo alla circonferenza della sua testa? Come soprattutto pensare che il libro sostenuto dalla mano sinistra sia tale da poter ricoverare dentro il suo cavo interno la bellezza di tre uomini? Eppure è così: e a togliere siffatta illusione causata dall’aperto panorama circostante, nonché dalla perfetta proporzione delle parti che costituiscono la statua stessa emergente nel più naturale degli atteggiamenti, l’osservatore non ha che a spendere la miserrima somma di trenta centesimi. Compiuto questo dovere, ben potrà egli varcare il ferreo cancello e riconoscere – giunto che sia ai piedi del monumento – la piena infondatezza delle sue diffidenze. Innalzato nel 1697 dal pavese Siro Zanella e al luganese Bernardo Falconi, il colosso di San Carlo benedicente con la mano destra la terra natale quasi ad esercirarvi un imperituro patrocinio spirituale, è certo, sul meraviglioso sfondo dei colli aronesi una singolare opera d’arte, i cui effetti visivi estesi a molta parte del Lago si comunicano al visitatore nelle più diverse e curiose maniere. Così mentre di giorno lo diresti un frate, a lieto diporto, di notte, lo indicheresti come un fantasma intento a spaventare i passeggieri.
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Da: Le cento città d’Italia Illustrate. Lago Maggiore: Arona – Pallanza – Laveno, Milano, Sonzogno, s.d. (Anni Venti).
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