
Una foto di Augusto Guazzoni, a destra, ospite del campo di lavoro di Brugg in Svizzera. Era fuggito dall’Ossola il 20 Ottobre del 1944
L’aronese Augusto Guazzoni detto “Trim” ha 19 anni, è un partigiano ferito e si trova all’Ospedale di San Biagio, a Domodossola. Fa parte della seconda Divisione d’assalto Garibaldi “Redi”, così chiamata in ricordo di Gianni Citterio caduto a Megolo.
Pochi giorni prima, l’8 Settembre del 1944, le truppe fasciste di stanza a Domdossola sono state attaccate dalla Divisione Valtoce sotto il comando di Alfredo Di Dio e, il 10, è stata proclamata la nascita della “zona libera” dell’Ossola.
Le leggi e i corpi militari sono sciolti in due giorni. Parte così un autogoverno civile che durerà sei settimane e sarà gestito, fino al 23 Ottobre, da una giunta provvisoria di governo nelle valli liberate dell’Ossola e della Cannobina.
La mamma di Augusto, Albertina Alganon, essendo stata informata che il suo “povar fiou” è ricoverato e decide di andarlo a trovare, partendo da Arona insieme a sua nipotina Lelia, allora ventenne. Settant’anni dopo, nel settembre del 2014, Lelia Siena ha raccontato in tre pagine dattiloscritte la cronaca del viaggio, le difficoltà e l’aria di libertà che aveva percepito a Domodossola.
Il 10 Ottobre i fascisti attaccarono la neonata repubblica con uno schieramento di 5000 uomini e, dopo aspre battaglie, il 23 riconquistarono tutto il territorio che era quasi deserto. La maggior parte della popolazione aveva abbandonato la Val d’Ossola: in territorio elvetico furono accolti anche duemila bambini, che spesso viaggiavano soli, e un terzo degli ossolani, fuggiti per non subire le rappresaglie che erano state promesse dal capo della provincia Enrico Vezzalini.

Briga, Vallese, ottobre 1944. Un gruppo di bambini giunti dall’Ossola che saranno ospitati da famiglie locali, per iniziativa della Croce Rossa svizzera
Anche Augusto Guazzoni lasciò Domodossola e riparò in Svizzera il 20 Ottobre. Trovò rifugio in un campo di lavoro a Brugg, nel Cantone Argovia. Oltre alla salvezza, trovò anche una morosa, Rosemarie.

La lettera con licenza di convalescenza rilasciata a “Trim” dall’Ospedale San Biagio di Domodossola il 7 Ottobre 1944

L’esodo dei profughi in fila al passo San Giacomo, Val Formazza, nella seconda metà di ottobre del 1944. Per evitare rappresaglie un terzo della popolazione ossolana raggiunse la Svizzera a piedi in mezzo alla neve
Il rientro in Italia di Augusto è una nuova avventura. Così la racconta Piero Guazzoni, il fratello più piccolo: “Durante la libera uscita fugge da Brugg con un amico di Milano e insieme attraversano la confederazione giungendo dal posto di confine della Ribellasca a Re in Val Vigezzo, dove vengono ospitati a casa della famiglia Mazzi. Poi attraverso la Val Cannobina arrivano a Intra ospitati dalla cugina Lina Colombo Guazzoni. Da li arriva a casa a Arona in un mattino gelido con il bastone, la barba lunga ed un tabarro tipo Passator Cortese. Al suono del campanello la mamma guarda dalla finestra e non lo riconosce. Lui le dice ‘Non spaventarti sono Augusto’. Immagina lo stupore e la gioia di tutti noi, io avevo 8 anni, ma quel giorno non lo posso dimenticare“.

Rosemarie con Maria Grazia e Piero Guazzoni, rispettivamente sorella e fratello di Augusto, davanti al cancello della loro casa in via Paleocapa ad Arona, nel 1945
Rosemarie, finita la guerra, venne ad Arona a trovarlo, con la speranza di metter su famiglia. Augusto però non era convinto e tutto finì con la scusa che lei era protestante, ma Rosemarie restò per sempre amica della famiglia Guazzoni.

Piero Guazzoni bambino tra i due fratelli Augusto e Mario. Foto colorata a mano da C. De Righetti, Arona
Ringraziamo molto Piero Guazzoni per averci inviato le immagini e il bel testo di sua cugina Lelia Siena.
Bellissimo ricordo di Piero , che e’ stato il mio primo amico di giochi nei primi anni del dopoguerra , quando giocavamo a pallone in Via Paleocapa dove abitavamo , insieme a DeBernardi , Cavanna , la Fernanda . Ricordo anche la sorellina Maria Grazia con le lunghe trecce . Non sapevo pero’ la storia del fratello Augusto e mi ha commosso leggerla adesso nel racconto di Lelia Siena . Arturo Donetti
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Grazie Arturo!
Ho “conosciuto” Piero e Maria Grazia attraverso il gruppo Facebook “Sei di Arona…” e Piero mi ha inviato questa storia che ho trovato bellissima e ho quindi deciso di raccontarla. Mi fa molto piacere che ti abbia evocato dei cari ricordi.
Un saluto. Paola Vozza con Marco Casali
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Caro Arturo,e’ un peccato che ad un certo punto della vita la nostra amicizia si sia interrotta non per nostra volonta’ ma per il percorso che ognuno di noi ha intrapreso.Io a 14 anni gia’ ero uno dei tanti pendolari che ogni mattina si recavano a Milano per studiare o lavorare perché a quei tempi si diceva pero’ no ho mai dimenticato le partite a pallone in via Paleocapa con il Battista Capotasto (padrone del Calice)che ci arbitrava .Non posso dimenticare tua mamma e tuo papa’ ,musicista eccezionale ,tua sorella Gianna ,la Vegia Tuntuna che abitava sotto di voi.Lo so che la storia di mio fratello e’ rimasta un po’ coperta dall’oblio da parte dei miei e anche Augusto era un po’ restio a parlarne.Sono contento di averti rincontrato ti abbraccio e saluto . e un grazie a Paola che ha reso possibile tutto cio’ ..
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Buongiorno, ho cercato il secondo capitolo del racconto : La Resistenza vien dal cielo “Radio Salem” ma non riesco a trovarlo. Deve essere ancora pubblicato ?
Grazie e … complimenti.
Roberto Pianazza
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Gentilissimo Roberto,
grazie per i complimenti. La seconda parte per ora non è stata ancora pubblicata.
Cordiali saluti.
Marco Casali e Paola Vozza
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