di Riccardo Papini
e Archivio Iconografico del Verbano Cusio Ossola
Nessun bambino del secolo scorso avrebbe mai immaginato che quell’aeroplanino S13 pagato Lire 18.20, mezzo secolo dopo non solo si sarebbe trasformato un piccolo capitale, ma addirittura in un oggetto da museo. Eppure i giocattoli di latta della fabbrica di giocattoli Ettore Cardini di Omegna hanno oggi sul mercato antiquario un discreto valore, che aumenta in proporzione allo stato di conservazione e alla presenza della scatola.

Vista di Omegna in una foto datata 10 Ottobre 1929. In primo piano i canottieri impegnati a remare e, sullo sfondo, la fabbrica di giocattoli Ettore Cardini. Collezione Celeste Barducci
La vocazione imprenditoriale era di famiglia: Candido Cardini, il papà di Ettore, si dedicava alla produzione di oggetti di uso domestico in ottone nella zona di Bagnella, mentre il nonno Giovanni costruiva attrezzi agricoli nel paese di Cireggio. Ettore studiò al Collegio Industriale di Vicenza e subito dopo si accostò al padre. Alla vigilia della prima guerra mondiale si spostò a Torino per lavorare alla Chiribiri, una fabbrica automobilistica e poi alla Metalgraf di Lecco, specializzata in scatole di latta litografata, come direttore tecnico. Dopo questa gavetta decise di tornare nel Cusio e di mettersi alla prova fondando una sua attività. Da principio lo aiutavano i parenti e c’erano due o tre operai, ma a metà degli anni Venti, quando la fabbrica raggiunse il suo picco di vendite, sull’onda della moda per i giocattoli già diffusa all’estero, comprendeva un’impiegata, tre operai, dieci ragazzi, cinquantadue donne e quattro apprendiste.

La famiglia Cardini nel 1914. Ettore è il secondo da destra. Il papà Candido è al centro. A destra il figlio Alfredo, che si dedicò alla produzione di mobili in ottone. Dal volume La giostra delle libellule di Giovanni Solaro – Libreria il Punto di Omegna. Grazie a Fabio Valeggia.
Si trattava di uno dei primi veri modelli di produzione seriale dei giocattoli, permesso dall’adozione di nuove tecniche di produzione, già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Il metallo veniva litografato a colori a Milano da una stamperia e veniva rispedito a Omegna, gli operai montavano i giocattoli incastrando i vari pezzi tramite piccole linguette che dovevano inserire in corrispondenti fessure. La fabbrica, di 8000mq, era all’avanguardia: c’erano generatori autonomi di corrente, gli ambienti luminosi erano disposti in modo razionale. All’ultimo piano c’era una scuola d formazione professionale dove venivano progettati i giocattoli e veniva realizzato il prototipo.

Una libera interpretazione della fabbrica dell’autore di modelli ferroviari “Capolinea”. Da Forum Duegi Editrice
Nel catalogo c’erano diversi oggetti: la giostra dei cavalli, la giostra dei dirigibili con hangar, la giostra con l’aereo, la giostra volante con baraccone, la corsa dei cavalli con tribuna e pista, la cucina a gas n. 10 con batterie di pentole in alluminio. Il movimento di ogni giocattolo, che aveva auna buona durata, avveniva attraverso una molla interna in acciaio che il bambino doveva caricare. Le automobili potevano addirittura girare in cerchio, sia a destra che a sinistra, tramite lo sterzo a scatto, oppure proseguire in rettilineo.

La giostra dei cavalli con tribuna e pista costava L. 17.50. È conservata al Museo del Giocattolo di Napoli

La giostra dei dirigibili del Museo del Giocattolo di Santo Stefano Lodigiano. Tutti i giocattoli della Cardini si muovevano grazie ad un meccanismo a molla che il bambino doveva azionare

La giostra delle libellule, chiamata così perché presentava delle figure femminili con le ali. Napoli, Museo del Giocattolo
I mezzi di trasporto erano rappresentati dalla splendida Limousine 509, l’auto Torpedo 50 HP, l’auto da corsa, l’auto Camion 18BL con ruote gommate Pirelli, il tram elettrico n. 12 con rimessa, la locomotiva gruppo 690 con tunnel, la motonave Saturnia con porto, un autobus con il volante, l’aeroplano S. 13 con hangar.

La Locomotiva gruppo 690 Cardini era venduta con un tunnel che si montava, ricavato dalla scatola dell’imballaggio. Costava Lire 14.40

Il dépliant della “splendida Limousine 500” al costo di 12 Lire. Il Garage, venduto a parte, costava Lire 2. Collezione Marco Gusmeroli

Un dépliant orignale che pubblicizzava la Torpedo 50 HP, la Limousine 500 e il Camion 18 BL. Collezione Marco Gusmeroli

La pubblicità dell’autobus con volante di guida a L. 40, Definito “un nuovo trionfo dell’industria italiana … questo magnifico autobus misura oltre mezzo metro di lunghezza e riproduce perfettamente in ogni particolare gli autobus da 50 persone più moderni e lussuosi. È lavorato accuratamente e verniciato con smalti brillantissimi. Può viaggiare per chilometri e chilometri su strade ordinarie e il bambino ha così modo di addestrarsi guidandolo a distanza per mezzo di un vero volante che gli permette di schivare qualsiasi ostacolo gli si presentasse. Può caricarvi abitini, generi alimentari, provviste e altri giocattoli data la sua grande capacità“
Nonostante i materiali non fossero così solidi rispetto a quelli usati dalle più prestigiose case europee e tedesche, che avevano quasi il monopolio delle vendite, la qualità dei dettagli, dei disegni e delle finiture dei Cardini era di primissimo livello.

La cucina a gas del Museo del Giocattolo di Napoli con batteria di pentole in alluminio, unico gioco “femminile” del catalogo
L’innovazione introdotta da Ettore Cardini era la confezione. I prodotti venivano venduti in scatole di cartone che erano parte del giocattolo e rappresentavano i fondali o gli edifici necessari per completare il gioco: hangar per gli aerei, garage per la limousine, rimessa per il tram, porto per la motonave. C’erano poi personaggi che si potevano staccare dalla scatola. Il compito di eseguire le illustrazioni per le scatole fu affidato al cavalier Attilio Mussino, disegnatore del “Corriere dei Piccoli” dal 1909 al 1929 e già molto apprezzato per le sue indimenticabili creazioni, come BilBolBul, Moritz e Tremarella. Inoltre aveva dato alle stampe con la Bemporad di Firenze una fortunatissima edizione illustrata di Pinocchio. Il suoi disegni raffinati e gli edifici in stile liberty completavano e rendevano più prezioso il giocattoli di latta. L’8 Dicembre del 1924 Ettore depositò il brevetto completo di disegno anche negli Stati Uniti, consapevole che la sua invenzione fosse un’improvement, ossia un miglioramento:

Il disegno del “box for toys” che Ettore Cardini presentò l’8 Dicembre del 1924 all’ufficio brevetti in America. Fu approvato il 28 Aprile del 1925
“La mia invenzione consiste in una scatola per giocattoli, rappresentante persone, animali, albero o qualunque oggetto, caratterizzato dal fatto che un pezzo di cartone abbastanza granda è applicato in corrispondenza in uno dei lati della suddetta scatola e provvisto, nel caso richiesto, da un buco in corrispondenza dell’apertura della scatola. Nell’altra parte del suddetto foglio di cartone, l’interno o l’esterno di un palazzo, un paesaggio, può essere illustrato in relazione alla natura del gioco contenuto nella scatola. Il cartone in oggetto dev’essere prodotto in una maniera per la quale, quando si piegano le due parti e dopo la parte alta sarà parte integrante del gioco stesso. Per esempio un garage, un hangar, un porto, una galleria, una stazione, una stalla o simili“. La produzione si concentrò in soli nove anni, dal 1921 al 1930. I giocattoli venivano esportati anche all’estero, ma soprattutto in Argentina, dove Ettore aveva dei parenti. Venivano prodotti anche scatole di latta pubblicitarie per altre ditte, sempre in forma di autobus o camioncino. Le vendite erano aiutate dalle pubblicità che apparivano sul “Corrierino”. Lo slogan era il seguente: “Papà se tu mi comperi un giocattolo ‘Cardini’, il più bravo il più studioso diverrò fra i bambini”.

Una foto delle auto Cardini lunghe 8 cm che venivano donate ai bambini negli alberghi parigini. Questa faceva pubblicità alla “Pastina Gaby Gelatinosa Alimento Perfetto“. Collezione Marco Gusmeroli

Camioncini pubblicitari Cardini per il negozio Il paradiso dei giocattoli di via Orefici a Milano; per le caramelle Mou Elah di Pegli e per il Biscottificio Italiano di Lambrate. Dal sito litolatta.it

L’autobus Perugina che veniva utilizzato come scatola di cioccolatini fu prodotto dalla Cardini nel 1925

Una piccola trottola pubblicitaria raffigurante Arrigo ed il suo gatto, inserta come regalo nelle confezioni del brodo Arrigoni. Reca una promessa: “Vi farò vincere mille volte il mio prezzo. Contengo uno squisito prodotto. Acquistatemi“. Collezione Marco Gusmeroli

Il supergiocattolo Cardini, l’aeroplano S 13, poteva “compiere virages in alto attorno all’Hangar”. Costava Lire 18.20

L’auto Torpedo grande, conservata nel L’auto Torpedo grande, conservata nel Museo del Giocattolo di Napoli, costava Lire 11.60 con il Garage
Alla fine degli anni venti la Giocattoli Cardini fu colpita dalla grande crisi economica del ‘29: le famiglie impoverite non compravano più giocattoli e Cardini fu costretto a riconvertire la produzione in accessore per la Fiat. Fra il 1937 e il 1940 la ditta fu divisa: da una parte la Ettore Cardini Officina Meccanico e dall’altra la Alfredo Cardini fabbrica di mobili in ottone.

La pubblicità della ditta di Alfredo Cardini, fratello di Ettore, specializzata nella produzione di mobili in ottone

Il letto in ottone della Alfredo Cardini era “Un privilegio!“. Chissà se qualcuno ne conserva ancora uno…
Per la grande richiesta durante la Seconda Guerra Mondiale la Ettore Cardini si dedicò a produrre caricatori di mitraglaitrici per la Breda e per la Beretta. In un reparto della fabbrica venne allestito un poligono di tiro per fare i test di collaudo. Nel dopoguerra la produzione cambià ancora per specializzarsi in oggetti di uso domestico: il cavatappi Eterno, modello brevettato, fischietti e reti per letti. Ettore Cardini morì in seguito a un’operazione chirurgica e con la sua dipartita la fabbrica chiuse i battenti. L’edificio du acquistato da Giovanni Dellavedova che vi impiantò la sua ditta Irmel dal caratteristico marchio a forma di civetta, specializzata in caffettiere di alluminio. Ma questa è un’altra storia. La fabbrica, che è un bell’esempio di archeologia industriale, è attualmente in stato di abbandono.

In questa cartolina è visibile in basso a destra la fabbrica Cardini. L’edificio sarà successivamente occupato dalla Irmel
Una collezione completa dei tredici esemplari prodotti dalla Cardini è conservata presso il Museo del Giocattolo e del Bambino di Santo Stefano Lodigiano e altri pezzi si trovano in diversi musei italiani. La prossima volta che vi capiterà tra le mani un vecchio gioco di latta e deciderete di buttarlo, osservatelo bene. Potrebbe essere un Cardini!
In apertura: l’aeroplano nella versione con l’indiano pennuto, costava Lire 16.40. Foto da ebay.it
Scarica qui il pdf dell’articolo: Balocchi che valgono oro
Ringrazio Marco Gusmeroli per aver gentilmente messo a disposizione la sua collezione di giochi e documenti Cardini e Fabio Valeggia che mi ha inviato la foto della famiglia.
Bibliografia: Giovanni Solaro, La Giostra delle Libellule. La produzione di Giocattoli Cardini 1921-1930, Omegna 1992; Fabio Valeggia, La poesia del gioco, in “Le Rive”, anno XXIII, nuova serie n. 1-2, Gennaio Aprile 2013.