Breve storia della Züst, una pionieristica fabbrica verbanese
Tra Intra e Ghiffa, alla foce del torrente Selasca, operava fin dal 1850 una fabbrica metalmeccanica, la Güller&Croff. Nel ‘78 vi subentrò l’ingegnere svizzero Roberto Züst, che aveva sposato Elisa, la figlia del proprietario. Portò grandi cambiamenti: ampliò e migliorò la fonderia e perfezionò le macchine, dando vita il 30 Giugno del 1888 assieme al cognato Oscar, alla Güller&Züst con capitale di 160.000 lire.

Lo stabilimento Züst sul Lago Maggiore era situato alla foce del torrente Selasca
Roberto morì nel 1897 e lasciò tutto ai figli maschi: Roberto, Arturo Melchiorre, Bruno, Otto Augusto, e Silvio Corrado. Nelle officine di Intra, che si estendevano per 20.000 metri con 200 operai, si lavoravano ghisa, bronzo e alluminio.

Scorcio dell’interno della fabbrica Züst

Una scarrozzata in famiglia sulla Züst. Il limite di velocità era assicurato dal carico di dame, signori e quadrupede. ©Archivio Enzo Azzoni, Pallanza
Venivano prodotte turbine, macchine a vapore e per la lavorazione del metallo e del legno, prese idrauliche per filati. Intorno al 1900 uscirono i primi prototipi di automobili.

Roberto Züst jr alla guida di una vettura prodotta nella sua fabbrica

Un curatissimo interno di un’auto Züst. Le vetture erano anche conosciute come le “Mercedes Italiane” ©National Automotive History Collection, Detroit Public Library
Il 26 Marzo del 1905 i fratelli fondarono a Milano, in via Bergognone, nuovi reparti per le auto e spazi per gli uffici aziendali. A Intra restò la produzione di macchine utensili e fusioni di parti che venivano poi montate a Milano.

Le macchine pronte per la vendita

Due passeggeri su un’auto Züst ©National Automotive History Collection, Lazarnick Collection, Detroit Public Library
Roberto jr. fu descritto sulla stampa del tempo come “il primo ingegnere e costruttore meccanico che si sia dato in Italia all’automobilismo … Freddo e severo, aveva saputo distinguere che cosa occorreva al nuovo ordigno per diventare una vera e bella macchina … Non partecipò né a corse né a vicende avventurose, si tenne estraneo alla speculazione, continuò a costruire in silenzio, a vedere negli automobili delle macchine non dei talismani miracolosi”.

Il marchese fiorentino Lorenzo Ginori Lisci, industriale della porcellana di Doccia, e Roberto Züst sulla 10HP, foto da Wikipedia

Una gita in montagna con il poeta e medico intrese G.B. De Lorenzi, primo a destra con l’ombrello, due portatori e Roberto Züst. ©Collezione G.B. Finocchiaro De Lorenzi
Le prime vetture prodotte furono la Tipo 1906 28/45 e la 40/50. Grandi e costose, di classe superiore, con interni lussuosi, furono definite le “Mercedes italiane” e per questo erano le vetture preferite da nobili e reali.

Automobilisti in posa su una Züst a Suffern, nello stato di New York. ©Nathan Lazarnick, National Automotive History Collection, Lazarnick Collection, Detroit Public Library

Autista in un’elegante macchina Züst © Foto di National Automotive History Collection, Lazarnick Collection, Detroit Public Library

Una Züst con il numero 15 corre veloce sul percorso della gara Brighton Beach, nel 1908 ©National Automotive History Collection, Lazarnick Collection, Detroit Public Library

Un’auto Züst impegnata nella gara “Montauk Light or Bust” che si tenne a Long Island nel 1910. Dietro è visibile una Buick ©National Automotive History Collection, Lazarnick Collection, Detroit Public Library
Le auto parteciparono alla Targa Florio e a diverse gare negli Stati Uniti, dove erano vendute da un agente. Nel 1906 fu fondata la Brixia-Züst a Brescia per la produzione di auto più leggere ed economiche.

Una macchina Züst in mostra ad una fiera automobilistica
Nel 1908, l’auto 28/45HP Züst N. 127 a quattro cilindri partecipò alla folle gara New York – Parigi, un rally di 35.000 km, quasi tutto su strade terribili e primitive. I concorrenti, di sei nazioni, dovevano attraversare l’America del Nord fino allo stretto di Bering, passare nel deserto siberiano e da lì raggiungere Parigi. La gara, conosciuta come la “gara più lunga del mondo”, era sponsorizzata dal quotidiano francese “Le Matin”.

La 28/45HP parte da Times Square per la gara New York-Parigi il 12 Febbraio 1908. ©Library of Congress
L’equipaggio era formato dall’ingegnere e pilota Giulio Sirtori, 26 anni, e da Heinrich Haaga, meccanico 22 anni. Il terzo uomo era Antonio Scarfoglio, 21 anni, figlio di Edoardo Scarfoglio e di Matilde Serao, fondatori del “Mattino” di Napoli, il periodico che pubblicò le cronache italiane dell’ardua impresa. L’epica gara partì il 12 Febbraio da Times Square acclamata da 50.000 persone: la Züst fu conosciuta in tutto il mondo. L’auto arrivò a Parigi dopo sette mesi di faticosissime peripezie e si classificò terza, dopo l’americana Thomas Flyer, che vinse, e la tedesca Proton.

I camion per l’esercito italiano in Libia, allineati nella fabbrica di Milano in via Bergognone
Nel periodo della guerra di Libia, la fabbrica si dedicò alla produzione di camion per l’esercito italiano, cui affiancò degli autobus. Concepì poi una nuova sfida: i motori per l’aviazione, ma la concorrenza scatenata dalla Fiat impose infine ai fratelli una netta decisione.

Una foto della Ditta Rasimelli & Coletti, datata 1917, mostra la grande capienza di un camion Züst ©Archivio Paolo Tosi. La stessa foto è presente nella collezione di immagini della Biblioteca Pietro Ceretti di Intra, come mi è stato gentilmente segnalato da GB Finocchiaro De Lorenzi
Il 1° Ottobre del 1917 la Züst fu ceduta alla OM. La Ing. Züst Officine Meccaniche e Fonderie continuò ancora per pochi anni la sua attività nella sede di Milano. Adesso, l’area della ex fabbrica è occupata dall’Hotel Residence Züst. Almeno il nome è rimasto.

Una vecchia pubblicità della fabbrica Züst. Da Ebay
In apertura una foto pubblicitaria americana dell’auto Züst in un bosco ©National Automotive History Collection, Lazarnick Collection, Detroit Public Library. Si ringrazia Giorgio Vozza per la correzione della bozza e i preziosi suggerimenti. Le immagini nell’articolo sono tratte da ricerche in rete; Wikimedia Commons; Library of Congress, Detroit Public Library; Archivio Enzo Azzoni, Pallanza; Archivio Paolo Tosi; Archivio G.B. Finocchiaro De Lorenzi e dalla ricerca di Giuseppe Nicolini per il gruppo Verbania Antiche Immagini.